Indagine di base

L’indagine di base della fertilità analizza in un'unica visita tutti i fattori che possono condurre ad una gravidanza di successo

Che cos'è l'infertilità?

L’infertilità, secondo la definizione dell’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) e dell’ESHRE (Società Europea di Embriologia e Riproduzione Umana), è “l’incapacità di portare a termine una gravidanza dopo un tempo ragionevole di rapporti sessuali senza adottare misure contraccettive”. Nelle donne di età inferiore ai 35 anni, si parla di un problema di fertilità se la donna non è riuscita a rimanere incinta dopo averci provato per circa un anno. Purtroppo, il tasso di infertilità femminile è aumentato negli ultimi anni. Una delle cause di questo fenomeno è da attribuire al fatto che al giorno d’oggi le donne tendono a posticipare l’età in cui diventare madri.

In quali casi è indicata la fecondazione in vitro?

I casi più comuni in cui è consigliato sono i seguenti:

Endometriosi

Una malattia in cui il tessuto che riveste l'interno dell'utero cresce all'esterno dell'utero. I suoi sintomi includono dolore pelvico e infertilità, la sua causa è sconosciuta e può causare alterazioni nelle tube di Falloppio e bassa qualità ovarica.

età avanzata

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fallimenti nei precedenti cicli di inseminazione artificiale

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malfunzionamento delle tube di Falloppio

Una malattia in cui il tessuto che riveste l'interno dell'utero cresce all'esterno dell'utero. I suoi sintomi includono dolore pelvico e infertilità, la sua causa è sconosciuta,

idrosalpinge

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diagnosi genetica preimpianto

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campione di seme di bassa qualità

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Fasi e durata della fecondazione in vitro

Per eseguire tutte le fasi di questa tecnica di riproduzione assistita, sono necessari circa 30 giorni.

February 2, 2014

The birth of mankind

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June 21, 2016

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Fecondazione in vitro anche per le donne

fino a 50 anni di età

Grazie agli avanzamenti tecnologici e all’esperienza trentennale del team, il programma di ovodonazione permette di ottenere risultati soddisfacenti, riducendo i rischi anche per le donne in età materna avanzata.

Domande e risposte

Consideriamo normale che una donna impieghi fino a un anno per rimanere incinta. Può sembrare un tempo lungo, ma questa è la realtà che si può dedurre dagli studi sulla fertilità.

Uno dei fattori determinanti per la fertilità di una donna è l’età. Entro la fine del primo anno, l’80-90% delle donne sotto i 35 anni riesce a rimanere incinta. Tuttavia, tra i 35 e i 40 anni, alla fine del primo anno, la percentuale non va oltre il 70%. Quando una donna supera i 40 anni, questa percentuale scende al 20%. Se una donna esce da questi parametri, può rivolgersi a uno specialista per indagare più a fondo eventuali problemi di infertilità femminile.

La differenza tra “sterilità” e “infertilità” è che nel primo caso la donna non è mai riuscita a rimanere incinta. Al contrario, una paziente con infertilità è o è stata in grado di rimanere incinta, ma la gravidanza non ha portato alla nascita di un bambino vivo (come accade, ad esempio, nel caso di un aborto ripetuto). Infertilità e sterilità sono due termini che, sebbene portino allo stesso problema, ovvero che la coppia non può avere un figlio, sono completamente diversi e anche le loro cause e i loro trattamenti sono diversi.

Sebbene in entrambi i casi non sia possibile avere un figlio, si tratta di problemi molto diversi. Le rispettive cause sono radicalmente differenti, come lo sono i percorsi da fare per diventare genitori in queste situazioni.

Si ritiene che una coppia abbia circa il 25% di possibilità di ottenere una gravidanza ogni mese che la cerca. Dopo 6 mesi, il 60% delle coppie ottiene una gravidanza e questa percentuale sale all’80% dopo un anno.

È quindi consigliabile consultare uno specialista della riproduzione assistita quando non si è ottenuta una gravidanza dopo un anno di rapporti sessuali non protetti.

L’ecografia transvaginale serve a verificare la normalità dell’apparato genitale della donna. Con questa ecografia si esamina la morfologia dell’utero (si possono escludere molte malformazioni uterine, o l’esistenza di polipi endometriali, miomi, ecc.); si visualizzano anche le ovaie (dimensioni, caratteristiche, presenza di segni ovulatori se l’ecografia viene eseguita a metà del ciclo, ecc.).

Grazie a questo esame possiamo individuare alcune malattie o diversi tipi di cisti, alcune delle quali (come le cisti endometriosiche) possono influire negativamente sulla fertilità.

Inoltre, l’ecografia permette di valutare il numero di follicoli antrali (in cui sono contenuti gli ovociti) e quindi di ottenere informazioni sulla riserva ovarica.

Le determinazioni ormonali nello studio dell’infertilità vengono effettuate in due momenti del ciclo: il giorno 2-3 del ciclo e il giorno 19-21 del ciclo. I livelli di ormoni ovarici e ipofisari subiscono una serie di cambiamenti durante il ciclo della donna e quindi, per sapere se sono normali o meno, devono essere misurati negli stessi momenti per poterli confrontare. Gli ormoni comunemente misurati sono l’ormone follicolo-stimolante (FSH), l’ormone luteinizzante (LH), la prolattina e l’ormone tireotropo (TSH). I test eseguiti nei primi giorni del ciclo (basali) consentono di ottenere informazioni sulla riserva ovarica. Gli ormoni eseguiti il 21° giorno del ciclo ci permettono di sapere se l’ovulazione si sta verificando o meno. Questo test permette anche di rilevare alcune anomalie della fase luteale, come il difetto della fase luteale o l’iperprolattinemia.

Lo spermiogramma è un test molto semplice che analizza il liquido seminale, misurando i seguenti parametri: numero di spermatozoi, motilità degli spermatozoi e percentuale di spermatozoi con anomalie morfologiche.

Grazie ai risultati di questo test, possiamo determinare la causa dell’infertilità in circa l’80% delle coppie ed individuare il trattamento di riproduzione assistita più adatto. In alcuni casi, possono essere necessari ulteriori esami prima di iniziare il trattamento.

Le indagini sopra citate possono essere considerate di routine o comuni a tutti i pazienti. Se però  non sono conclusive, lo studio prosegue con ulteriori esami complementari in base alle esigenze e alle circostanze specifiche di ciascun caso.